Alcuni esempi concreti:
La persona che ti faceva sentire unico… finché non ha avuto di meglio
Ti cercava ogni giorno. Condivideva pezzi di vita, rideva con te, ti diceva che non aveva mai incontrato qualcuno come te.
Tu hai cominciato a crederci. Hai abbassato le difese. Hai dato tempo, ascolto, cuore.
Poi un giorno non risponde più.
Scopri che ha cambiato cerchia, che ora c’è qualcun altro al tuo posto.
E ti resta solo una domanda inchiodata nello stomaco:
“Ma allora… ero solo una parentesi?”
La persona che raccoglie le tue confidenze per usarle altrove
Si presenta come un alleato, ti ascolta con attenzione, ti fa credere che puoi fidarti.
Tu ti apri, racconti il tuo vissuto, parli di cose vere.
Poi un giorno, scopri che ha usato tutto: le tue parole, le tue paure, i tuoi limiti.
E lo ha fatto per ottenere qualcosa: visibilità, profitto, una promozione, un posto al sole.
Non ti ha mai voluto davvero bene. Ti ha studiato.
Il partner che ti elogia per la tua sincerità
Ti dice che ama la tua autenticità, la tua assenza di maschere.
Ma quando ti esponi davvero, si allontana. Ti accusa di essere troppo. E scompare.
E tu resti nudo, con tutta la tua verità addosso.
L’ingenuità non è stupidità: è un altro modo di sentire
Essere ingenuo non significa essere stupido.
Significa non avere corazze.
Significa credere che l’altro funzioni come te.
E quando scopri che non è così, non è solo dolore. È crollo.
Perché per molte persone neurodivergenti, l’ingenuità si intreccia con un’autostima già fragile, con un passato fatto di esclusioni, di colpe non proprie, di domande che non hanno mai avuto risposta.
Ogni tradimento viene vissuto come una conferma brutale:
“Vedi? Hai sbagliato di nuovo.”
“Non capisci come funziona il mondo.”
“Ti sei fidato, ed hai riposto male – di nuovo – la tua fiducia.”
E la ferita che si apre non riguarda solo chi ha tradito.
È verso te stesso.
Perché da quel momento in poi, non ti fidi più nemmeno del tuo giudizio.
Ma si può aiutare una persona neurodivergente ad essere meno ingenua?
Sì.
Ma non per cambiarla.
Per proteggerla.
Per permetterle di restare com’è, ma con qualche strumento in più.
Non si tratta di spegnere la fiducia nel bene.
Si tratta di renderla più consapevole. Più selettiva. Più sana.
Cosa si può fare concretamente?
1. Spiegare in modo esplicito le dinamiche sociali
Molte persone neurodivergenti non colgono sottotesti, doppi sensi o strategie.
Hanno bisogno che qualcuno li renda visibili.
“Sembrava gentile, ma era una frecciata.”
“Sembrava attenzione, ma era interesse.”
2. Fare analisi delle situazioni vissute
“Cosa ti ha fatto fidare?”
“Quali segnali ora leggi diversamente?”
Questo aiuta a costruire pensiero critico senza generare sospetto generalizzato.
3. Rinforzare l’autostima
“Non hai sbagliato ad aprirti. Ha sbagliato chi non ha saputo accoglierti.”
Il problema non è aver amato troppo. È averlo fatto con chi non sapeva cosa farsene.
4. Insegnare che la fiducia si costruisce, non si regala
Non è una gentile concessione.
È un percorso fatto di coerenza, rispetto e verità.
Cosa non bisogna mai fare
Non colpevolizzarlo.
Non deriderlo.
Non fare sarcasmo su quella purezza.
E soprattutto, non tentare di spegnerla per paura che si rompa ancora.
Perché chi ha una mente limpida, se costretto a cambiare struttura, non diventa più forte.
Diventa più chiuso.
Più diffidente.
Più spento.
In sintesi
Lo stupido non capisce.
L’ingenuo capisce tardi.
E quando capisce, spesso si dà la colpa.
E comincia a dubitare anche di sé.
Aiutarlo non significa trasformarlo.
Significa custodirlo.
Significa fornirgli strumenti, non corazze.
Significa dirgli:
“Non è la tua fiducia ad essere sbagliata.
È solo che merita mani capaci di tenerla.”
Per approfondire: Linee Guida Autismo
Marie Helene Benedetti
Presidente dell’associazione Asperger Abruzzo